La Fascite Plantare
La fascite plantare è una patologia che colpisce la fascia plantare. La fascia plantare è una struttura anatomica che si trova sotto la pianta del piede e si estende dalla parte anteriore del calcagno alle dita.
Per la prima volta fu descritta da Wood nel 1812 che attribuì questa patologia, in modo erroneo, alla tubercolosi. Da allora la fascite plantare è individuata con molti pseudonimi tra cui: tallone del corridore, inserzionite della fascia plantare, dolore subcalcaneare, calcaneodinia, tallonite, ecc..
Nonostante il termine fascite plantare indichi un processo infiammatorio della fascia, l’istopatologia rivela che la condizione non è infiammatoria, infatti, all’esame obiettivo non si riscontra arrossamento, calore e tumefazione della cute.
In base a queste conclusioni sarebbe più corretto chiamare questa patologia fasciosi o fasciopatia plantare.
Epidemiologia
La fascite plantare è la causa più comune di dolore al tallone plantare e negli Stati Uniti rappresenta l’11-15% delle visite specialistiche che riguardano il dolore al piede.
Si stima che il 10% della popolazione degli Stati Uniti sperimenta almeno una volta il dolore al tallone plantare durante il corso della loro vita.
Si riscontra nei soggetti giovani fisicamente attivi come i corridori e il personale militare, ma è anche diffusa nella popolazione in generale di età compresa tra i 40 e i 60 anni.
Nella popolazione non-atletica, si manifesta frequentemente nelle persone obese e in quelle che svolgono occupazioni che richiedono la stazione eretta per periodi prolungati di tempo.
La fascite plantare si rileva maggiormente negli adulti di mezza età forse perché la produzione di collagene diminuisce con l’invecchiamento.
Nei giovani, infatti, è necessario un abuso più significativo nell’allenamento o nelle attività affinché i sintomi si manifestino.
Eziopatogegenesi
Si ritiene abbia un’origine meccanica.
Si suppone che le eccessive sollecitazioni a trazione dell’aponeurosi plantare, se si ripetono continuamente nel tempo, causino microlacerazioni e degenerazione dell’inserzione prossimale dell’aponeurosi plantare.
Poiché la superficie d’inserzione sul calcagno è più piccola rispetto a quella delle inserzioni distali della fascia a livello delle teste metatarsali, c’è più forza per millimetro quadrato applicata all’entesi sul calcagno. Questa forza concentrata fa si che le microlacerazioni della fascia si verifichino maggiormente a livello dell’origine dell’aponeurosi plantare. In una minoranza di casi può essere anche interessata la porzione centrale dando origine ad una fascite plantare non inserzionale.
Fattori di Rischio Intriseci
- Eccessiva pronazione del piede.
- Piede cavo.
- Brevità del complesso gastrosoleo.
- Obesità o alto indice di massa corporea (BMI).
- Ipostenia dei muscoli intrinseci o estrinseci del piede.
- Dismetria degli arti.
- Eccessiva pronazione del piede.
- Piede cavo.
- Brevità del complesso gastrosoleo.
- Obesità o alto indice di massa corporea (BMI).
- Ipostenia dei muscoli intrinseci o estrinseci del piede.
- Dismetria degli arti.
Fattori di rischio estrinseci
- Aumento della durata o dell’intensità delle attività sportive.
- Superfici dure.
- Attività lavorative.
- Calzature.
- Indagini strumentali
- Per la diagnosi di fasciteplantare non sono necessarieindagini strumentali in quanto, nella maggior parte dei casi, viene raggiunta con l’anamnesi e l’esame obiettivo.Tuttavia, questa metodica, è utile in alcune circostanze per escludere altre causeche possono essere alla base del dolore al tallone.
- Radiografia
- Ecografia
- Risonanza Magnetica Nucleare
Trattamenti Conservativi
- Ortesi plantari
- Calzature
- Esercizi di stretching
- Esercizi di rafforzamento muscolare
- Low-Dye Taping / Kinesio Taping
- Tutori notturni
- Immobilizzazione in gambaletti gessati
- Terapie non podologiche
- Iniezioni di corticosteroidi
- Onde d’urto
- Massoterapia, fibrolisi
- Intervento chirurgico
- Prognosi
- Va informato il paziente che la terapia conservativa migliorerà significativamente i sintomi ma solo dopo un lasso di tempo di settimane o mesi.Il decorso clinico, per la maggior parte dei pazienti con fascite plantare, è favorevole, con la scomparsa dei sintomi in oltre l’80-90% dei pazienti.